VALLI JONICHE DEI PELORITANI

VALLI JONICHE DEI PELORITANI

60 KM: Letojanni – Mongiuffi – Roccafiorita – Limina – Mitta – Casalvecchio Siculo – Savoca – Santa Teresa di Riva – Forza d’Agrò – Letojanni

valli joniche peloritani

E’ un giro adatto a che ama i tornati a gomito, c’è ne sono più di 70 in 60 Km.! Questo vuol dire che i cambi di quota sono frequenti con pendenze a volte parecchio ripide. Si parte dal mare, a Letojanni, e poi si sale verso paeselli nascosti tra le propaggini meridionali dei Peloritani, che sono molto frastagliate, qui come in gran parte della provincia di Messina, con valli strette e anguste che separano le dorsali, tutte con andamento perpendicolare alla linea di costa. A Roccafiorita si superano i 700 mt di quota, e ci si sente in montagna, nonostante che il mare sia sempre in vista tra gli incroci delle pendici.

A Limina poi c’è una splendida vista con le coste calabresi in fondo, e poi una serie di tornanti portano giù a precipizio sul fondovalle dove scorre la Fiumara d’Agrò. Dopo il canonico ponticello ci si arrampica di nuovo fino a 600 mt. roteando tra i tornanti, e si arriva al bel paesino di Casalvecchio Siculo. La strada è strettissima in alcuni punti e c’è rischio di incrociare qualche scalmanato che corre o peggio, qualche bovino che passeggia per strada, magari appena usciti da una curva.

La Calabria sullo sfondo

Si scende dunque verso Savoca, che è il centro più rinomato della zona, e che merita una visita approfondita. Quindi si torna rapidamente verso il mare, e si gira verso sud, percorrendo un bel tratto di lungomare, tra Santa Teresa e Sant’Alessio, per poi reimmettersi sulla SS. 114. A questo punto non si può rinunciare ai tornanti di Forza d’Agrò e relative foto del panorama, prima di tornare a Letojanni. E’ un giro carino, si fa una mattinata, un mare – monti a tratti impegnativo, che si snoda tra valli circondate da alti cucuzzoli e il mare a fare da sfondo.

MONTI PRENESTINI

160 km: via Maremmana – Palestrina – Capranica Prenestina – Guadagnolo – Casape – Poli – San Gregorio di Sassola – Ciciliano – Cave – San Vito Romano – Gerano – Agosta – svincolo Vicovaro

A due passi da Roma, uscendo sulla Prenestina, questa serie di piccole dorsali separate da valli ben ordinate in senso longitudinale sembra fatta apposta per girovagare con andatura rilassata, limitando al necessario il borbottio del motore.

20160417_115457

Monti Prenestini

I borghi che si attraversano hanno uno stile tipicamente italico e sono poco conosciuti. E’ consigliabile iniziare il giro da Palestrina, da dove ci si arrampica, tra curve favolose, verso Capranica Prenestina, il punto di snodo della zona, la cui piazzetta è un luogo di sosta rinomato per i motociclisti. Da Capranica si prendono tutte le direzioni, incluso verso Guadagnolo, che svetta oltre i 1000 metri e dove ci sono aree attrezzate per picnic.

20160417_115440

La vetta di Guadagnolo

Impegnativi i numerosi tornanti (una ventina) per scendere da Rocca di Cave verso Cave, mentre sono suggestivi i numerosi tratti particolarmente ubertosi (e umidi!), tra i quali quelli da e verso Rocca Canterano. Per finire ci si immette sulla SR 411, piatta e veloce, e infine sulla Tiburtina per raggiungere il casello di Vicovaro.

cropped-s-l16002.jpg

ALTIPIANI DI ARCINAZZO – FIUGGI

172 km: svincolo Vicovaro – Subiaco – Altipiani di Arcinazzo – Guarcino – Campocatino – Fiuggi – Piglio – Cave – svincolo San Cesareo

altipiani di arcinazzo - fiuggi

Le distese verdi degli Altipiani di Arcinazzo, i dintorni boscosi e la cittadina di Fiuggi, famosa per gli stabilimenti idropinici, sono le località principali toccate da questo itinerario. Se non si è in pieno inverno, vale anche le pena di fare una bella diversione, andata e ritorno, verso le piste sciistiche di Campocatino, a 1800 mt. s.l.m., da dove si potrà ammirare un bellissimo panorama in cui spicca il lago di Canterno, un grosso catino a quota intermedia, e, più lontano e più in basso, la valle dove corre l’autostrada A1.

20170708_131613
Il lago di Canterno visto da Campocatino
20170708_132408
Campocatino
27052013070
Campocatino

Il giro include anche Subiaco, antica cittadina di fascino particolare, e il transito da Piglio, arroccata su un costone, che è preferibile raggiungere dalla sovrastante SP 20, provenendo da Fiuggi. Il rientro è una lunga cavalcata sulla SR 155 (che collega Roma a Frosinone)  fino al casello A1 di San Cesareo.

MONTI LEPINI

151 km: Tuscolana – Artena – Segni – Carpineto Romano – Roccagorga – Sezze – Norma – Cori – Segni – svincolo Colleferro

monti lepini

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è monti-lepini.png

Per chi parte da Roma, è semplice lasciare la città dalla Tuscolana e proseguire dritto dopo Frascati verso i castelli romani, già di per se piacevoli, per poi deviare a sinistra verso Artena sulla SP 600 e infine Colleferro. Da qui inizia la salita verso Segni, punto dal quale inizia un vero e proprio periplo di questa formazione montuosa, con ritorno a Segni dal versante ovest. E’ un bel viaggio tra i boschi di Carpineto Romano e paesini che si guardano da cocuzzoli l’uno di fronte all’altro. Molto bella Norma, da raggiungere scalando impegnativi tornanti e che ha una posizione dominante sulla pianura Pontina. Cori si distingue per le sue caratteristiche mura e altre opere architettoniche di valore storico. E’ un tour adatto a chi vuole passare mezza giornata in moto quasi senza sosta.

cropped-s-l16002.jpg

BARBAGIA DI SEULO – GENNARGENTU OGLIASTRINO

254 km: Perdasdefogu – Esterzili – Sadali – Taquisara – Stazione Villagrande – Talana – Urzulei – Baunei – Arzana – Gairo Sant’Elena – Ulassai

barbagia di seulo – gennargentu ogliastrino

Bello andare a perdersi nelle viscere profonde della Sardegna sud-orientale, alla scoperta delle località più recondite. Diciamo che si parte da Perdasdefogu, visto che è il punto più a sud, e si va a inforcare la SP. 53 in direzione di Esterzili. La strada si snoda lungo un crinale sulla linea degli 800 mt., ma per farla più interessante dopo un po si devia su una stradina sulla destra che raggiunge i quasi 1200 mt. del Monte Santa Vittoria, una delle punte più alte di tutto il sud; la vista infatti è magnifica e se la giornata è tersa sembrerà di abbracciare con lo sguardo mezza isola!

Superata Esterzili si va giù a capofitto fino a un ponticello, e poi si sale per una serie di robusti e godibilissimi tornanti tutti da guidare fino ad immettersi sulla SS.198. Siete già nella Barbagia di Seulo, in direzione di Sadali, attraversando più volte la ferrovia a scartamento ridotto e ancora più ridotta manutenzione che interseca continuamente la statale. Addentrandosi nella boscaglia si attraversano gli sperduti Seui, Ussassai e Taquisara, ma poi, anziché proseguire e sfociare in Ogliastra,  si devia verso nord e si sale nel deserto più assoluto verso pascoli in altura, dove nonostante le decine e decine di mandrie allo stato brado si fa fatica a vedere un cristiano.

Si staglia, dunque, erta e levigata, la roccia di Perda Liana, che non smetterà mai di sorvegliarvi mentre le girate attorno con un po di inspiegabile disagio, tanto pare aliena per quanto appare levigata e tetragona. I pascoli continuano e il paesaggio rimane desolato fino ad arrivare a un piccolo ponte, dove finalmente spunta la stazione ferroviaria (abbandonata?) di Villagrande Strisaili; a quel punto non si può non passare dall’omonimo paese, e si approfitta per percorrere un tratto del vecchio tracciato della SS. 389. Quindi si devia sulla destra e si prende si una ignota stradina che porta a Talana; la sensazione di smarrimento aumenta e solo le cime – biancastre d’inverno – del Gennargentu che si intravedono guardando a est, continuano a funzionare come unico riferimento. Poi, alla fine dell’ultima salita, si valica, e all’improvviso lo spettacolo è fantastico: la vista è aperta su tutta la vallata sottostante fino ad Arbatax, a oltre 30 chilometri in linea d’aria. E’ una immensa conca racchiusa dalle alture ove è dolcemente adagiata l’inconfondibile Baunei, con il Monte Mudugna che incrocia con la sua prua in mezzo alla valle.

Dopo le foto di prammatica, si va giù a picco nei tornanti a cercare Talana nelle pieghe della montagna, e poi ancora più giù verso Urzulei, letteralmente nascosta nell’ansa più recondita della valle. Dopo un robusto piatto di culurgiones, si raggiunge la mitica SS. 125 e si torna verso sud, oltrepassando Baunei; poi a Tortolì si devia nuovamente verso l’interno, sulla SP. 27, in direzione di Arzana, e poi si torna sulla SS. 198, attraversando boschi lussureggianti fino a Gairo. Da qui si raggiunge Ulassai, sul versante opposto della valle, e quindi il bivio con la SP. 13, su cui si potranno percorrere gli ultimi 25 chilometri che mancano per tornare a Perdasdefogu.

cropped-s-l16002.jpg

iglesiente

IGLESIENTE 240 km: Carbonia – Portoscuso – Buggerru – Portu Maga – Sant’Antonio di Santadi – Arbus – Fluminimaggiore – Iglesias – Terraseo – Carbonia

iglesiente

Un’immersione profonda nella Sardegna meno nota e mondana, ma forse per questo ancora più entusiasmante,  aspra e selvaggia com’è. Le irraggiungibili coste, sferzate da un implacabile maestrale, e le vestigia delle vecchie miniere, rimaste come cicatrici profonde di un laborioso passato, si alternano e caratterizzano questo tour, che comincia proprio a Carbonia, centro attorno a cui si svilupparono – e per qualche tempo prosperarono – le attività minerarie. Si raggiunge Portoscuso, attorniato da industrie decadenti tanto nelle strutture quanto negli affari, e si fa una visitina di prammatica al porticciolo prima di proseguire sulle strade più vicine alla costa, passando anche da Gonnesa. I segni del maestrale che arriva impetuoso dal mare non tardano a manifestarsi, basta guardare i pochi alberi lungo la strada con il tronco e la chioma incredibilmente ricurvi quasi fino a terra! Ci si immette dunque sulla SP. 83 per risalire lungo tutto il sud-est dell’isola. Il primo tratto è particolarmente bello ma anche impegnativo; le coste rocciose e inespugnabili sono un immenso monumento, a tratti impreziosito da grandi scogli sferzati da vento e onde; ma se la giornata è soleggiata e il vento é calmo, il mare si tinge di un blu profondo e abbacinante.

20180930_110645

Costa Iglesiente

La strada, però, richiede molta attenzione, perché è poco larga e  – manco a dirlo – si snoda in una miriade di curve strettissime che seguono il profilo frastagliato della costa. Per fortuna ci sono frequenti piazzole che si affacciano sul mare, dove ci si ferma per le immancabili foto. Superata Nebida, abbarbicata su un costone roccioso, si arriva Masua, uno dei punti più caratteristici dell’ Iglesiente, sede di un centro minerario abbandonato ma soprattutto del singolarissimo Porto Flavia, un vero e proprio boccaporto scavato nella roccia in collegamento con la miniera, da cui venivano caricati sui battelli le materie prime estratte. Esattamente di fronte, il più alto faraglione d’Europa, malamente detto Pan di Zucchero.

20180930_115949

Pan di Zucchero al largo di Porto Flavia

Ripresa la SP. 33, ci si allontana dalla costa con qualche ruvido tornante in salita, e si entra in una bella vallata dove si può accelerare un po. Proseguendo ancora si incrocia la stradina che porta a Cala Domestica, da visitare assolutamente.

20180930_130311

Cala Domestica e Cala Lunga

Due calette profondamente incastonate nella roccia alta e ispida e un mare di consueta bellezza, talmente limpido e brillante che non vedi l’ora di farci un tuffo che ti ristori dalla stanchezza.

20180930_130719

Sullo spuntone più esterno, una torre di guardia è li forse dall’eternità, e sorveglia immota tutta la costa iglesiente, di fronte a un mare di un blu cosi incredibilmente  bello che dovrebbero inventargli un nome apposta (che so, blu iglesiente, o blu perfetto anche).

20180930_132435

Torre di Cala Domestica

Poi si riprende la strada, che risale sulla cresta rocciosa allontanandosi un po dal mare, fino a Buggerru, porticciolo ignoto e nascosto in un angoletto tra le falesie calcaree. Si lascia il porto e dopo si corre spediti sulla fettuccia lunga e dritta che arriva a Portixeddu, posto ideale per una sosta soprattutto se ci si siede a gustare le prelibatezze del ristorante di tzia Maria. Poi si torna indietro e si devia verso l’interno fino ad incrociare la SS. 126, che al ritorno porterà ad Iglesias. Adesso, però, si sale con decisione sulle alture iglesienti per circa 20 chilometri, e qui gli smanettoni avranno pane per i loro denti: una interminabile serie di curve a esse si snodano una dietro l’altra fino ad ubriacarsi. A quota 700 mt. ci si calma, perché le curve si diradano, e gli oliveti e i pascoli inducono alla tranquillità. All’incrocio con la SP. 66, si cambia direzione e ci si avventura nuovamente verso il mare, discendendo tornanti esposti al vento che, dopo Ingurtosu, antico villaggio minerario, sfociano in una strada sterrata bella larga. La sabbia comincia a diventare l’elemento predominante (anche sulla strada!) ed è il preludio della incredibile spiaggia di Piscinas, le cui enormi dune sabbiose sono una vera leggenda: un pezzo di Kalahari trasferito in Sardegna.

20180930_151910

Piscinas

Ma la giostra non è finita; in estate, dopo il bagno di prammatica, (e con una moto enduro) si riprende imperterriti la marcia sulla SP.4 e si affronta con  un sorriso largo fino alle orecchie il guado sul Rio Piscinas e poi un’altro meno impegnativo, fino a quando, dopo un po, la strada si riveste di asfalto.

20180930_152151

Di nuovo un bel percorso lungo la costa fino a Portu Maga e poi, dopo Marina di Gutturru, all’incrocio, per i più sarebbe ora di cambiare direzione e tornare verso sud. Ma chi non è dei più come potrebbe non allungarsi ancora fino alla evocativa Torre dei Corsari? E poi visto che ci siamo, ancora un po di kilometri si arriva e ai confini dell’oristanese, appena fuori dall’abitato di Sant’Antonio di Santadi, togliendosi la curiosità di dare un’occhiata veloce allo stagno di Oristano.

Non fatevi tentare dal proseguire sulla SP. 65 per tornare verso sud. Meglio ripercorre la SP.4 fino al bivio precedente, e quindi risalire verso Montevecchio. Solita stradina interna stretta e attorcigliata, ma quello che si impone all’occhio è la formazione montuosa che si staglia sul lato sinistro, dominata da un’unica vetta il Monte Arcuentu, un vero e proprio Tacco d’Ogliastra che chissà come è finito alla deriva quaggiù a sud-est. E’ un vero Re, sta fermo li a imperare incontrastato sulla valle e vi osserva attentamente mentre attraversate il suo territorio; e come ogni re ha i suoi cortigiani a fianco, una catena di cime aguzze e storte come vecchi livorosi che confabulano tra loro.

20180930_172345

Monte Arcuentu

Dai boschi di Montevecchio si sale proseguendo sulla SP.4 girando intorno a Punta S’Accorradroxiu verso Arbus. Ad un certo punto avrete sulla sinistra la visuale aperta su tutto il Campidano del Morreale. Se la giornata è tersa lo spettacolo è impressionante, vi sembrerà di abbracciare con lo sguardo mezza Sardegna meridionale, racchiusa tra i monti dell’Iglesiente da un lato e le alture della Marmilla e della Trexenta dall’altro, con incluso un molesto parco eolico; peccato che non ci sia posto per fermarsi. Dopo Arbus si prende la SS.126 e si ritorna sui propri passi, ripercorrendo l’altopiano che porta a Gennamari, e poi giù a precipizio per i curvoni che scendono verso Fluminimaggiore, da guidare in modo altrettanto entusiasmante della salita. Dopo Flumini ci si infila nuovamente nelle gole ubertose dei fondovalle iglesienti. Si continua, per un’infinità di tempo e di curve, durante cui si ripensa la propria esistenza e si spera che ci sia una via d’uscita dalla foresta (ma non c’è alternativa, per lo meno su asfalto), osservando di tanto in tanto apparire le vestigia in rovina dei vecchi impianti minerari nascosti tra i boschi. Infine si esce dai cunicoli a riveder le stelle sotto il cielo di Iglesias. Ma non finisce qui, c’è ne ancora per chi non s’accontenta. Trasferendosi velocemente sulla SP.85 si prosegue inerpicandosi su splendidi tornanti; in cima al Monte San Miai lo spettacolo è fantastico: Iglesias, Carbonia e tutta la pianura sulcitana sono giù ai vostri occhi e a quelli di inconsapevoli bovini al pascolo brado, perlatro privi di qualsivoglia cognizione di comportamento stradale… Si valica e si scende, dunque, lasciando Terraseo e le alture. A questo punto Carbonia è vicina, e ripensandoci vi renderete conto di aver chiuso uno dei più avvincenti e variegati tour sardi.

cropped-s-l16002.jpg

INSIDE SARDEGNA

DA SUD A NORD 307 km: Cagliari – Senorbì – Isili – Aritzo – Desulo – Fonni – Mamoiada – Nuoro – Orune – Bitti – Buddusò – Alà dei Sardi – Monti – Telti – Olbia 

inside sardegna

Dopo aver soggiornato a Cagliari per un pò e dovendo lasciare la Sardegna, non va persa l’occasione di attraversarla tutta per intero, più all’interno e lontano dal mare che si può, immergendosi nelle praterie verdi del Campidano, poi girovagando tra gli angoli di foreste misteriose e calanchi deserti fino a raggiungere Olbia e il suo ineludibile porto.

Dunque via da Cagliari e rotta decisa verso Nord, arrivando subito a Dolianova, per poi andare su a Sant’Andrea Frius, così tanto per movimentare un pò il percorso, e quindi raggiungere Senorbì, dove ci si immette sulla mitica SS. 128. Si corre dunque verso Isili e la 128 comincia a dare il meglio di sé: curvoni veloci e curve a gomito si alternano, guidare è davvero divertente.

Si continua e si supera Laconi, ed è qui che le cose si fanno serie, perchè salendo e addentrandosi in Barbagia verso Aritzo e Belvì, cresce una sensazione di smarrimento, e si prosegue con prudenza (una alternativa da veri street fighter a questa parte del percorso, è quella, da Sant’Andrea Frius, di continuare verso San Nicolò Gerrei e Ballao, evitando le mucche che passeggiano lungo la SS. 387, poi raggiungere Escalaplano e da qui dirigersi verso Esterzili, ammirare un pò tutta la Sardegna meridionale dal Monte Santa Vittoria, e poi passeggiare godendosi il fresco di Sadali e di Seulo; infine una robusta arrampicata tra i tornanti di Gadoni superata la quale si arriva ad Aritzo. Un tratto molto stancante ma epico!).

Monte Santa Vittoria

Ormai dispersi nell’ignoto, non si può che andare avanti, ci si inerpica verso Desulo e si arriva al sospirato passo di Tascusì, superato il quale si intuisce di essere a metà del viaggio, al centro dell’Isola. Osservando il massiccio del Gennargentu, li sulla destra, tetragono, si prosegue verso Fonni mantenendosi sui 1000 metri. Dubito che si possa fare d’inverno, e comunque bisogna fermarsi da qualche parte per recuperare energie con un generoso piatto di malloreddus.

Strada per Tascusì

Si scende dunque abbastanza rapidamente verso Mamoiada, e qui si compra un ultimo ricordo della Sardegna. A questo punto non può mancare una puntata verso Nuoro, icona sarda, percorrendo rigorosamente il bellissimo tracciato tortuoso della vecchia SS. 389. Nuoro, arroccata sui suoi trespoli, basta guardarla da lontano per capirla, quindi meglio proseguire sulla 389 fino a Orune, prendendola alla larga e lasciandosela in basso sulla destra, e andare quindi a Bitti, pennellando una curva dietro l’altra tra sugheri e olivi.

SS. 389

Anche Bitti la si lascia dormire nel suo canalone e, ormai rapiti dalla 389, forse la più bella strada sarda, si va verso Buddusò, correndo su un bell’altopiano pieno di sughereti, quindi si prosegue fino ad Alà dei Sardi, e perché no anche fino a Monti. La 389 si esaurisce e l’aria cambia, non ha più quel sapore antico e solitario della Barbagia, è più calda e contaminata. Non c’è più molto tempo, il giorno sta per finire e le ombre si allungano, ma in un ultimo anelito di libertà si evita la superstrada e si va verso Telti, e da li, mentre il traffico aumenta inesorabilmente, si raggiunge Olbia, che appare rumorosa e corrotta all’occhio di chi ha sfidato le viscere dell’Isola. Alla fine della corsa c’è il mare che aspetta, e li il traghetto che vi inghiottirà. Se non si resiste a questo rientro nella civiltà, si può fuggire verso Santa Teresa, magari addentrandosi nella Gallura, e se non altro per dire di aver raggiunto la capo Nord dell’Isola.

Una cavalcata leggendaria, da fare in un giorno, partendo presto la mattina, e così avere un motivo in più per portarsi la Sardegna nel cuore.

cropped-s-l16002.jpg

BIKERSHOOD


Da uno sconosciuto e ispirato Autore
Usatele queste moto, quando potete, come potete, ma usatele! Sono macchine del tempo con le quali cogliere sfumature diverse nei colori dei paesaggi. Eppoi...viaggiateci! Anche se le gambe si intorpidiranno, pure se la schiena vi farà male e i polsi formicoleranno: sono segnali che siete vivi, anche lontano dai 12 airbag del vostro suv, senza clima quadrizona e profumo diffuso. Sentite l'odore dell'erba. Sentite il caldo. E poi il freddo la sera. Non guardate se si sporca, non lucidatela ogni giorno, lasciate che il tempo passi anche per lei. Fermatevi spesso, pisciate dietro un albero, sedetevi sul muretto di pietra caldo di una stradina dimenticata da Dio (e dagli umani sopratutto). Ascoltate le cicale, invece dei messaggi whatsapp. Lasciate perdere il superfluo, una borsa da serbatoio vi bastava pure 30 anni fa, quando dovevate portarvi shampoo e gel per capelli, figuratevi oggi! Ed infine...perdetevi! Chiedete ai benzinai, entrate nei bar, fatevi fare un panino da un alimentari del paese. Fermatevi nelle chiesette di campagna o nelle Pievi, vedrete le cose in modo diverso, forse nella loro realtà. Fermatevi davanti ad una immagine sacra che forse sono giorni che non viene guardata negli occhi, si, quegli occhi che magari non ti invieranno un whatsapp ma ti scriveranno direttamente nel cuore. E fate fermare il tempo. Non importa quanto ci mettete, di quanto vi fermate, di quanto scricchioleranno le giunture. Poi se piove amen, ci si ripara da qualche parte, che tanto saremo già tutti bagnati. Ma sempre con quel sorriso da ebeti che ci appare sul volto, lo stesso di quando da bambini facevamo la cavolata in bicicletta e sapevamo che le avremmo prese.

alta fedeltà

tumblr_pgar07GuQo1vlu9jp_640

*DAL TELEFONO DI LEI*

Te ne sei andato in moto anche oggi e mi sento sola……vorrei accanto a me qualcuno che sia premuroso, leale, paziente, generoso, avvolgente…qualcuno che sia contento di uscire con me e che sia  felice di starmi vicino…qualcuno che la sera si accoccoli vicino a me e mi ascolti quando parlo…qualcuno che non mi faccia mai sentire sola e che sia fedele!!!

 

*DAL TELEFONO DI LUI* 

Va bene ho capito………………………………………………………….perché non prendi un cane?

tumblr_peyds3c3Ba1vlu9jp_640

cropped-s-l16002.jpg